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Queste e molte altre sono le domande quotidiane dell’adolescente ad un passo dall’età adulta.
Come in altri momenti importanti della crescita, anche in questo la famiglia e la casa diventano i luoghi fondamentali per lo sviluppo dei ragazzi. È in casa, infatti, che vengono soddisfatti i bisogni biologici, psicologici, emotivi e sociali di base.
Attraverso una struttura definita e adempiendo a determinate funzioni, una famiglia influenza in modo cruciale le caratteristiche di personalità dei figli, che saranno importanti per il loro ingresso nella società.
In una famiglia, un essere umano riceve e assimila costanti esempi di comportamenti in diverse situazioni di vita, che si imprimeranno interiormente e prenderanno struttura e sostanza in base all’esperienza.
Nonostante i tanti cambiamenti socio-culturali ed economici che hanno trasformato l'organizzazione e lo stile di vita contemporaneo, la famiglia è ancora uno degli elementi più stabili per lo sviluppo umano. Come sostengono innumerevoli autori, una famiglia è una struttura forte, in cui i suoi membri svolgono ruoli sociali specifici: è un gruppo di valori che vengono trasmessi e hanno un significato importante nello sviluppo e nelle relazioni sociali.
La famiglia crea la propria scuola introducendo una cultura unica che è radicata nell'atteggiamento dei genitori, dove confluiscono, quindi, diversi stili di vita, esperienze e norme.
In letteratura si possono trovare molte definizioni di “famiglia” e tutte includono una sua descrizione come istituzione, gruppo sociale o ambiente di educazione, comune in ogni tipo di società e forma di civiltà.
Ma a quali nuove sfide la famiglia contemporanea si ritrova a rispondere? E come le diverse risposte influiscono sulle capacità normative della famiglia stessa? Vediamolo insieme.
I molti cambiamenti sul versante sociale e culturale si sono naturalmente riversati sull’organizzazione familiare e, di conseguenza, sull’educazione dei figli.
Si pensi alla trasformazione nel mondo del lavoro, ad esempio, o nell’organizzazione scolastica. Oggigiorno sembra che i cambiamenti avvengano in maniera più rapida rispetto al passato, dovuti alle sempre maggiori sfide politiche ed economiche.
A ciò si aggiunga il ruolo delle tecnologie digitali che hanno reso le comunicazioni immediate, gli stimoli continui e le possibilità pressoché infinite; le risorse ambientali, sempre più a rischio; le tendenze culturali, naturali o indotte .
Una famiglia contemporanea, che sperimenta gli effetti della globalizzazione e della postmodernità, è chiamata a rispondere a numerose prove:
In particolare, secondo diversi autori, i fattori che sono rischiosi per l’integrazione della famiglia all’interno di tempi in rapido mutamento, come questo, sono:
Il fattore principale che influisce sull’adempimento delle funzioni educative della famiglia è l’indebolimento dei legami familiari.
Come già sottolineato, la famiglia ha un’influenza diretta sui legami emotivi al suo interno così come su quelli che i giovani coltiveranno all’esterno, sulle interazioni sociali, sulla risposta alla mutevolezza dei ruoli e sull’organizzazione generale della vita dei singoli membri.
Vediamo, dunque, quale può essere il punto principale su cui volgere l’attenzione.
La ricerca sul corso della vita si basa sul presupposto che lo sviluppo armonico dell’essere umano implichi un ordine ed una tempistica di sperimentazione dei diversi ruoli che assumerà durante la sua esistenza.
Ognuno di noi si ritrova, infatti, ad essere legato a ruoli sociali determinati che sottintendono comportamenti, routine, aspettative e risorse definite.
In generale, questi ruoli sono per noi fortemente descrittivi della nostra vita sociale, comunicano e si trasmettono agli altri in modo più o meno evidente e, di fatto, ci offrono più sfaccettature della nostra personalità e delle nostre capacità.
I ruoli all’interno del contesto familiare, ad esempio, definiscono momenti fondamentali della nostra esistenza: ciò che siamo da piccoli, l’ingresso a scuola, il lavoro, il matrimonio e la genitorialità.
Secondo questo modello, le dinamiche del corso della vita derivano:
In buona sostanza, la definizione di ruoli – e quanto questi siano ben chiari agli appartenenti all’organismo familiare - si evidenzia qui come se fosse un sentiero tracciato e sicuro, lungo il quale gli appartenenti alla famiglia si muovono, inclusi i giovani.
Il fatto che esistano dei percorsi tracciati non deve essere visto come coercizione o passaggi “obbligati”: i diversi percorsi di vita si strutturano per condurre, quando equilibrati, proprio laddove le potenzialità del giovane possono e vogliono svilupparsi, sia in termini di ruolo sociale, sia in termini di rapporti con gli altri.
I presupposti per l’avvio del viaggio verso la propria indipendenza, si basano, dunque, su ciò che i ragazzi hanno sperimentato e di cui sono stati (e sono) testimoni. Ed ecco che emergono delle domande che i genitori possono porsi in tal senso:
Una tendenza molto comune tra i genitori è quella di voler essere amici dei propri figli, con il rischio di perdere di vista il ruolo educativo.
Quando i ragazzi crescono, e iniziano a prendere la propria strada, può essere difficile capire come comportarsi e molte volte i genitori, pur di mantenere una connessione con loro, finiscono col porsi sul loro stesso livello.
La confusione dei ruoli è certamente un rischio, in quanto comporta una continua ridiscussione delle regole e dei confini che, quando non sono una mera imposizione, restituiscono valore al figlio e gli permettono di avere una guida entro la quale sentirsi al sicuro e crescere meglio.
Nonostante le sfide che i tempi impongono, i concetti di traiettoria e di transizione sono elementi degni di considerazione in quanto vi è ad essi collegato il concetto di timing, o tempo d’inizio.
Le tappe della storia familiare aiutano, infatti, a comprendere il tempo d’inizio dei diversi compiti individuali e familiari.
Ogni storia ha timing diversi, naturalmente, in base a innumerevoli fattori; il punto da considerare è quanto questi tempi possano essere facilmente individuati al fine di offrire una traccia, più o meno stabile, ai bambini e ai ragazzi di un possibile percorso di vita:
Ad esempio, la relazione genitori-figli e il loro successivo sviluppo risulta essere influenzata dalla scelta di diventare genitori oltre i trent’anni o oltre i quarant’anni, e quindi dal timing della genitorialità.
Diversi studi hanno messo in evidenza come i padri più maturi, rispetto a quelli più giovani, tendano ad essere più calorosi, abbiano una migliore comunicazione con i propri figli, ne incoraggino maggiormente i progressi, facciano loro meno richieste e siano più elastici nell’applicazione delle regole e nel rispetto della “gerarchia” padre-figlio.
Si tratta qui di riflettere sui percorsi di senso, non tanto sui percorsi di fatto.
Un percorso di senso è individuabile attraverso, ad esempio, dei valori:
Nei percorsi abbiamo, dunque, delle traiettorie intrecciate dove convergono le norme, le regole, i valori e i ruoli sociali, tali da poter definire la struttura complessiva del corso della vita.
La capacità/possibilità di rispondere alle sfide dell'ambiente – e non in termini puramente adattivi - istituisce una differenza rilevante tra le famiglie.
Questa possibilità è fortemente condizionata dall’inserimento della famiglia all’interno di un tessuto sociale collaborativo, rinforzante e di mutuo scambio.
Anche il contesto fisico fa la differenza, luogo di creatività, incontri e lavoro, con le sue rappresentazioni e funzioni.
Se fino a poco tempo fa si poteva considerare l’atto educativo da parte di un genitore come essenzialmente gerarchico e individuale, dobbiamo ammettere che oggi non è più così, o che, per lo meno, lo scenario si sia molto diversificato.
Se è pur vero che ruoli, percorsi e passaggi della vita familiare devono essere distinguibili e chiari, è anche vero che i tempi attuali richiedono una flessibilità del tutto particolare, sia nell’ambito della comunicazione tra genitori e figli, sia negli scenari che si aprono di fronte alle richieste dei giovani, alle loro aspettative e, talvolta, pretese.
I tempi attuali sembrano, dunque, richiedere alcuni cambiamenti di mentalità in chi educa:
Ecco allora che assistiamo all’apertura di diversi panorami, fino ad oggi non scontati ed estranei al nostro modus operandi, ma che sembrano in linea con il cambiamento dei tempi e le esigenze contemporanee.
Uno di questi scenari è offerto dalla teoria del nudging, nata all’interno dell’economia comportamentale ma che offre strumenti e mindset ottimali per far fronte anche alle sfide educative e al contesto familiare.
Un nudge, o spinta gentile, è definito dai suoi stessi scopritori, Thaler e Sunstein, come “qualsiasi aspetto dell'architettura della scelta che altera il comportamento delle persone in modo prevedibile senza vietare alcuna opzione".
I nudge sono stati introdotti nel campo delle politiche sociali per aiutare le persone a prendere decisioni migliori, e da allora sono stati ampiamente applicati in vari altri domini associati al comportamento umano.
L'assunto centrale della teoria alla base del nudging è che, invece di cercare di aggirare o combattere la mancanza di razionalità e di visione a lungo termine nell’individuo, occorrerebbe utilizzare tutte queste ingenuità umane in modo positivo.
Thaler e Sunstein sostengono che piccoli cambiamenti (nudge) nell'ambiente che sfruttano queste carenze per alterare il comportamento delle persone in modo prevedibile, senza limitare né agire come imposizione sulle loro scelte, possono guidare le persone verso decisioni migliori.
In linea teorica, il nudging nell’educazione mira a modificare un comportamento in linea con gli obiettivi autoproclamati del giovane (ad esempio: avere fiducia e conquistarsi la fiducia dei genitori) ma che non riesce a raggiungere a causa delle sue aspettative e dei suoi comportamenti (come desiderare di uscire la sera con il ragazzo e guardare le stelle).
Come possono fare i genitori nei tanti casi come questo? Il nudging potrebbe essere una risposta (per tornare all’esempio precedente: invitare il ragazzo a guardare le stelle nel proprio giardino di casa).
La (ancora poca) letteratura disponibile, mette in luce che la “spinta gentile” applicata nei contesti scolastici, dove gli obiettivi espliciti degli studenti si scontrano con la loro mancanza di volontà, le distrazioni o la sopravvalutazione delle loro capacità, ha aumentato con successo le loro performance scolastiche, la loro curiosità in diversi ambiti della conoscenza e l’interazione con gli insegnanti.
In ambito familiare ed educativo ci sono degli elementi da tenere in considerazione ad ogni passo del processo:
Un’ultima distinzione va fatta proprio sulla tipologia di nudge, che li divide in nudge non trasparenti e nudge trasparenti:
Un nudge non trasparente ha lo scopo di supportare il cambiamento comportamentale senza coinvolgere il sistema riflessivo, e di cui è improbabile che l'intento venga riconosciuto.
Un esempio è creare ambienti con colori pastello rilassanti o naturali e mettere della musica classica per pianoforte di sottofondo sia per ridurre la confusione o l’uso di strumenti che fanno rumore, come tv o device con sonoro, che per aumentare il senso di calma e la predisposizione allo studio (in una mensa di una scuola elementare la sola musica classica ha ridotto del 12% il volume del rumore dei bambini e del 65% il numero di correzioni comportamentali da parte del personale).
Un nudge trasparente provoca, invece, un cambiamento comportamentale, sempre senza coinvolgere il sistema riflessivo, ma informando le persone target del suo scopo, o almeno facendo in modo che il suo scopo sia chiaro.
Un esempio di una spinta trasparente è scegliere insieme un complemento d’arredo o un oggetto (visivo simbolico o esplicito) che rappresenti un valore importante per la famiglia (avere davanti a sé un oggetto del genere evita che ci si possa dimenticare del valore in questione o distorcerlo), oppure progettare insieme spazi fisici e momenti in cui poter invitare gli amici a casa o progettare attività desiderate.
Lo scopo di queste azioni è ragionevolmente evidente per i figli, il che le rende trasparenti. Questo tipo di spinta non fa nulla per innescare il pensiero riflessivo, ma funziona coinvolgendo il pensiero automatico, poiché si basa sull'inerzia dei giovani (ricordare, organizzare) per fornire loro il miglior risultato.
Quale è il ruolo della casa nella famiglia che cresce e che cambia?
Come ribadito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO, 1998), la salute “è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non una mera mancanza di disagio o infermità”.
Declinando questa affermazione nel contesto della psicologia dell’abitare, risulta evidente come le caratteristiche del luogo abitativo debbano andare incontro alle esigenze e ai bisogni, individuali e familiari, di quelle persone che usufruiscono direttamente di quell’ambiente.
Secondo i modelli della psicologia dell’abitare, i fattori fisici che caratterizzano uno spazio interagiscono, infatti, con le capacità sensoriali e cognitive dell’essere umano e, in base alle risposte dell’organismo a questi stimoli, è possibile individuare variabili che agiscono da agenti stressanti o, al contrario, da agenti di benessere.
Nel primo caso, gli agenti stressanti nell’ambiente domestico sembrano essere prettamente di natura fisica e possono essere vari: termica, acustica, visiva e della qualità dell’aria. Non si possono escludere numerose altre forme di stressors, come la qualità dell’ambiente in cui si vive, il sovraffollamento, l’accessibilità o meno a servizi e altri facilitatori.
Possiamo, invece, individuare i fattori di benessere ricorrendo alla celebre piramide dei bisogni di Abraham Maslow, un modello che individua i livelli di necessità che l’individuo ha bisogno di soddisfare progressivamente per sviluppare benessere esterno ed interno.
I livelli di bisogno concepiti all’interno di questa scala sono:
La casa può andare incontro alla soddisfazione della maggior parte di questi livelli:
Quali fattori ambientali possono avere un maggior effetto sul percepito dell’individuo e, dunque, sulla qualità della sua esperienza abitativa? Eccone alcuni:
La predilezione umana per tutto ciò che è biologicamente vivo.
L’arredamento modulato, concettualmente e materialmente, ad imitazione (mimesis) delle forme naturali o organiche, e dunque vive, si correla positivamente con alti livelli di benessere fisico e risulta funzionale come strategia contro lo stress.
Anche l’esposizione visiva – reale o virtuale – agli ambienti naturali, come anche l’esposizione a suoni e odori della natura, favorisce l’armonia e la piacevolezza relativa all’ambiente.
La percezione cognitiva di spazi, forme e proporzioni che hanno effetti sul sistema nervoso centrale, influendo sugli aspetti emozionali e comportamentali.
In particolare, la percezione della bellezza estetica in grado di sollecitare una risposta fisiologica positiva sembra essere legata alle forme curve, piuttosto che a quelle spigolose, rette o spezzate.
Altro fattore rilevante è la possibilità di vivere in uno spazio con meno ingombri possibile; lo spazio non dispersivo e non caotico permette, infatti, di favorire lo sviluppo degli individui e delle famiglie, mentre l’ampiezza dello spazio permette libertà di movimenti e, quindi, di espressione di sé.
Alla luce e al colore fin dall’antichità è stato riconosciuto un duplice valore: fisico e simbolico.
Per quanto concerne l’aspetto fisico, sappiamo che la luce naturale è necessaria per l’organismo umano per svolgere appieno i suoi processi fisiologici; oltre a ciò, che sia naturale o artificiale, la luce è anche un elemento in grado di modificare la percezione della realtà esterna in quanto agisce sul tono dell’umore e sui comportamenti.
L’effetto psicologico del colore, benché non universale né rigidamente scientifico, è certamente profondo ed evidente.
Ambienti con elementi strutturali (pareti, pavimenti, soffitti) che riflettono la luce in tonalità scure e fredde, portano a considerare l’ambiente più piccolo, fino a sentirlo angusto, mentre colori caldi e chiari conducono a percepire l’ambiente come vasto e spazioso.
In casa, in linea generale:
Si consideri, tuttavia, che il colore è sempre e comunque una percezione profondamente soggettiva e indefinibile, in quanto ognuno associa il colore ad emozioni, sensazioni o simboli individuali.
La casa è, dunque, paragonabile ad un tessuto abitativo, che avvolge chi la abita e che necessita adattamenti in sintonia con il loro cambiamento.
La visione più ampia dell’importanza che per noi riveste il luogo in cui abitiamo, ci permette di recuperare - o di scrivere ex novo - le nostre storie, individuali e collettive, rafforzando aspetti come il senso di appartenenza e di identità personale.
Gli ambienti abitativi sono luoghi della memoria e della crescita individuale, in cui aspetti edonico-affettivi si legano ai vissuti e alle esperienze più intime e familiari.
Il cambiamento esteriore riflette sovente un cambiamento interno, così come è vero il contrario. Considerare questa relazione continua tra dentro e fuori, ci permette di progettare con maggiore consapevolezza il cambiamento, con le sue relazioni, le sue sfide e le sue possibilità.
Silvia Salese è una psicologa clinica ad indirizzo sistemico, un approccio orientato allo studio ed analisi dei molteplici fattori coinvolti in ogni fenomeno complesso, dall’essere umano alle organizzazione.
Lavora come consulente e docente, svolge attività di ricerca e coopera con enti e organizzazioni nazionali e con scuole di pensiero sistemico internazionali. Collabora attivamente per divulgare un approccio eco-sostenibile della vita grazie al sostegno dei più moderni scenari scientifici e delle più rilevanti scuole di pensiero contemporanee.
Specialista in salutogenesi e psicosomatica, svolge attività clinica per adulti, bambini e famiglie in provincia di Torino.
BIBLIOGRAFIA
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