Come organizzare l’armadio dei tuoi bambini
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Vediamo insieme gli elementi in gioco nella costruzione del Sé nei bambini e come i genitori e l’ambiente possano contribuire ad un loro sviluppo armonico.
Il concetto di Sé può essere definito come una struttura centrale che comprende diversi elementi, che uniti insieme consentono di definirci:
È in base al Sé, infatti, che descriviamo noi stessi, ci relazioniamo con gli altri e in qualche modo costruiamo la storia della nostra vita.
Sappiamo che sia per noi adulti che per i bambini, le caratteristiche del Sé ruotano attorno al corpo in cui si vive - un corpo che ha attributi come età, sesso o genere e aspetto fisico - e alle proprie caratteristiche psicologiche, che includono le attività che svolgiamo, le abilità sociali che possediamo e i ruoli che interpretiamo.
Le modalità in cui i bambini presentano il Sé, caratterizzato dalla sua fisicità e caratteristiche di personalità, è argomento di un’ampia letteratura.
Nella letteratura sulla tipizzazione del sesso, ad esempio, vengono tracciate distinzioni tra sesso biologico e genere. Quest’ultimo, costruito con il concorso delle dinamiche familiari e sociali, dà luogo a comportamenti “tipici” e tenta di corrispondere alle aspettative degli altri.
Di fatto, i comportamenti di genere sono un indicatore chiave dell’espressione di sé: il nostro genere, infatti, spesso influenza il modo in cui interagiamo con gli altri.
Il comportamento di genere diventa particolarmente saliente quando i bambini si avvicinano all’adolescenza, dove passano da un mondo dominato dalle interazioni tra persone dello stesso sesso a uno che include sempre più coetanei di sesso opposto.
Sappiamo e osserviamo ogni giorno che i bambini danno continuamente un senso al loro mondo, assimilano nuove informazioni e modificano le loro teorie lungo il percorso. La maggior parte delle influenze nella vita dei bambini piccoli, sia umane che ambientali, rafforzano gli stereotipi esistenti.
Senza adulti premurosi, e per loro importanti, che li aiutino a considerare prospettive che sfidano lo status quo, i bambini tendono a sviluppare nozioni conformi agli stereotipi.
Se i bambini sono regolarmente esposti a immagini, azioni, persone e parole che contrastano gli stereotipi - ad esempio attraverso libri, fotografie e storie - è probabile che modifichino ed espandano le loro teorie su di sé e sugli altri.
Ecco perché la ricerca suggerisce che, tanto i genitori quanto gli insegnanti dei bambini, dovrebbero offrire ai loro figli o scolari la possibilità di espressione identitaria anche quando questa non si adatta ai costrutti sociali (come la scelta dei colori, di diverse prospettive o di ruoli), senza spaventarsi e senza forzare espressioni di identità maggiormente conformi alle tipiche rappresentazioni sociali.
Senza questi sforzi, ostacoliamo di fatto lo sviluppo dei piccoli, comprimiamo il bagaglio di scelte e di sviluppo della personalità e rafforziamo preconcetti e pregiudizi a livello generale.
Nelle culture che vedono esplicitamente protagonista il mondo degli uomini, sancendone il loro dominio in quasi ogni aspetto dell’esistenza, l’essere maschio, fare scelte o avere caratteristiche maschili, viene associato a potere, opportunità e prestigio.
Questo induce molti giovani maschi a preoccuparsi di perdere i loro innegabili vantaggi se dovessero fare scelte diverse e alimentassero caratteristiche maggiormente attribuite al mondo femminile (come la sensibilità o la compassione).
Di conseguenza, gli adulti dovrebbero realmente assumere un ruolo attivo nel fornire contro-narrazioni ai ragazzi e alle ragazze aiutandoli a mettere in discussione lo status quo.
Ammorbidire il sistema di regole di genere che circonda e governa i nostri bambini significa porre fiducia nella loro intrinseca capacità di crescere, sviluppare il loro potenziale e raggiungere una concreta, solida immagine di se stessi.
Molti fattori influenzano le esperienze di apprendimento e di sviluppo del Sé dei bambini in età scolare.
La scelta e l’utilizzo di materiali e oggetti che possono diventare motivo di interazione dei bambini tra loro può influenzare le loro esperienze di apprendimento.
Pensiamo, ad esempio, agli oggetti e agli strumenti scolastici, che sottendono spesso aspettative ben determinate su come e da chi dovrebbero essere utilizzati.
I ruoli di genere che i piccoli assumono, infatti:
Le ricerche e le osservazioni in merito suggeriscono che il tipo di materiale offerto ai bambini potrebbe indurli ad assumere ruoli più o meno stereotipati e potrebbero, quindi, influenzare le loro interazioni sociali e l’apprendimento.
Ad esempio, poiché le bambole sono socialmente considerate come giocattoli femminili, sono di conseguenza meno accessibili per i ragazzi.
Con uno scopo chiaro, ad esempio il gioco di ruolo della mamma o della maestra, le bambine possono sentirsi a proprio agio comportandosi in linea con il loro ruolo di genere stereotipato mentre giocano con le bambole.
I bambini maschi, d’altra parte, sono forse implicitamente esclusi dall’uso di questi giocattoli, per timore che agiscano al di fuori del loro tradizionale ruolo di genere; quando usano tali giocattoli o materiali a forte connotazione femminile, il loro gioco di solito devia dallo scopo previsto.
Al contrario, materiali e strumenti meno caratterizzanti il genere e più aperti - ad esempio materiali naturali, come foglie, pigne o rametti, o neutri - incoraggiano una maggiore creatività, stimolano l’immaginazione e consentono infinite interpretazioni.
Di conseguenza, ipotizzano gli studiosi, è più probabile che i materiali indeterminati a livello di genere favoriscano lo sviluppo cognitivo, fisico e artistico dei bambini.
Un secondo tema esplora il desiderio umano di controllo e potere. Generalmente, infatti, i bambini cercano ed esprimono il potere del loro Sé usandolo, ad esempio:
Le relazioni interpersonali dei bambini all’interno dei contesti socioculturali che influenzano le loro vite sono, infatti, complesse.
I bambini, persino in età prescolare, possono usare la loro comprensione del genere e della cultura per escludere gli altri dal gioco e determinare chi è autorizzato a far parte del gruppo, motivo per cui il tema degli stereotipi va affrontato e ammorbidito con grande delicatezza, sia a livello familiare/individuale che a livello di gruppo/scolastico e sociale.
Altro fattore di sviluppo del Sé è, naturalmente, la possibilità della sua espressione attraverso stati d’animo, scelte e comportamenti.
I bambini diventano presto molto risoluti e, sovente, intransigenti sulle loro teorie sul mondo; essi cercano di organizzare esperienze e concetti in modo ordinato, spesso dicotomico, cercando ad esempio di mantenere fisse delle abitudini di pensiero quanto di ruolo.
Queste dicotomie, che possono trasformarsi in rigidità, nascono sovente da convinzioni ereditate dagli stereotipi di genere (“Io sono una bambina, non posso fare il mostro!”, oppure “Sono sempre stata la migliore amica di Cristina, non posso essere la migliore amica di Marco”).
Per tentare di contrastare tali fissità, i genitori e gli insegnanti possono implementare attività per far conoscere i bambini di tutti i sessi, come la disposizione dei posti a sedere per il pranzo in comune e i progetti in collaborazione, e la scelta di oggetti, colori e giochi che non corrispondano alle comuni rappresentazioni stereotipate di genere.
Queste diverse abitudini, integrate con le altre, ampliano lo spettro di conoscenza e di possibilità di sviluppo del Sé che contempla anche altre visioni, possibilità, interessi.
Jean Piaget, uno dei padri della psicologia dell’età evolutiva, ha focalizzato le sue osservazioni e ricerche sull’apprendimento attivo dei bambini, che di fatto imparano costruendo attivamente le proprie conoscenze e creando le proprie teorie.
I bambini imparano meglio quando creano la propria comprensione di come funzionano le cose e arrivano a conoscere agendo fisicamente o mentalmente sull’oggetto di apprendimento, il che implica la necessità di poter offrire loro opportunità di esperienze pratiche e significative.
Vygotsky, altra figura miliare che ha sviluppato le attuali conoscenze sulla psicologia evolutiva, ha sottolineato l'importanza del processo interno, cioè del pensiero o del dialogo interno che aiuta i bambini a risolvere un conflitto e a trovarne la soluzione effettiva.
In accordo con Vygotsky, l’ambiente fisico e i materiali che vengono messi a disposizione dei bambini, hanno un ruolo determinante nello sviluppo dei processi mentali. Inoltre, il contesto in cui vengono inseriti questi oggetti influenza ulteriormente la loro creatività e capacità di comprensione o risoluzione di problemi.
Quando i bambini usano oggetti o materiali per esplorare concetti, proprietà o caratteristiche di sé, essi imparano non solo dal loro uso strumentale, ma anche dal loro potere simbolico. Pensiamo al potere dei colori, ad esempio: cosa dice un colore che la bambina ama e che viene scelto per arredare la sua stanza? E cosa comporterebbe la stessa situazione nel caso in cui però il colore non sia apprezzato ma sia semplicemente conforme allo stereotipo di genere?
Diventa ovvio e naturale riflettere sul fatto che il proprio ambiente di vita offre infinite possibilità ai bambini di comprendere appieno la realtà, sviluppare la creatività e potenziare le abilità cognitive.
Tutti questi elementi concorrono alla costruzione del senso del Sé, grazie ai significati simbolici che questi rivestono per la mente in crescita. Ecco allora che l'ambiente funge sia da “contenitore” di esperienze, sia da “contenuto” di esplorazione e indagine.
Tornando all'importanza del colore ripreso dall’esempio precedente, quello dei mobili nelle camerette dei bambini, ad esempio, è stato spesso sottovalutato: il colore dei mobili è una parte fondamentale dell'ambiente interno che svolge un ruolo altrettanto fondamentale nella loro crescita.
La percezione del colore da parte di un bambino è acuta: neonati di appena tre mesi possono distinguere tra giallo, rosso e blu, e i bambini già tra i tre e i quattro anni possono percepire il significato emotivo connesso ai diversi colori.
Pertanto, i colori di un ambiente di casa non sono solo correlati allo sviluppo visivo, percettivo e cognitivo dei bambini, ma anche – e strettamente – alle loro reazioni emotive e fisiche.
I bambini di età compresa tra i 12 e i 16 anni tendono ad essere maturi nel loro sviluppo del pensiero e possono esprimere logicamente le loro richieste e punti di vista.
Per loro, lo spazio di apprendimento fisico domestico, di fatto, è costituito da scrivania, sedia, libreria, letto, armadio, comodino. I bambini sono i fruitori principali di questi mobili, ma l'acquirente principale sono i genitori.
Quando si scelgono i mobili, le preferenze di colore dei bambini potrebbero venire ignorate dai genitori, ma se un bambino o un adolescente potesse scegliere i mobili nella sua camera, che colori preferirebbe?
Alcuni studi si sono concentrati proprio su questo. Un fattore interessante emerso è che rispetto ai mobili della loro cameretta, i bambini in fase pre-adolescenziale sarebbero più inclini a usare il loro colore preferito per i mobili relativi allo studio (scrivania, sedia e libreria); questo indica che la loro preferenza cromatica sarà influenzata dalla funzione che svolgono gli arredi.
Non di meno, le preferenze di colore per la stanza e l'arredamento della propria camera possono variare in base all'appropriatezza del colore degli oggetti. Appropriatezza percepita in base a:
Ecco allora che il mondo che circonda i bambini assume sfumature diverse, nel vero senso della parola, in base a quanto li rappresenta, senza dare nulla per scontato.
Molto sovente i genitori si chiedono se possono offrire più risorse ai bambini per agire al di fuori dei tradizionali ruoli di genere.
Ben presto, infatti, ci si rende conto che attraverso i gesti e le sfide quotidiane, i piccoli lavorano incessantemente su idee complesse sul mondo e su se stessi, e che nel farlo guardano i loro genitori, al contempo come idoli e come mezzo di ispirazione più o meno semplice da imitare.
Tornando all’argomento inerente all’identità, un approccio rigido sui ruoli e i comportamenti di genere rischia di bloccare il tentativo di esplorazione necessario alla crescita, così come il lassismo e l’assenza di confini rischiano di portare confusione e discuria rispetto ad uno sviluppo equilibrato.
Considerando il fatto che non esiste un modo “giusto” di fare, educare e sostenere, possiamo concentrarci forse sull’unico elemento che sembra essere determinante in ogni passaggio e tappa di crescita: l’esempio che l’adulto dà alla piccola o al piccolo di casa.
Per non bloccare i tentativi di comprensione dei bambini rispetto alla propria identità, è necessario un approccio strategico basato sul mostrare, in prima persona, delle modalità di pensiero e comportamento nei riguardi di se stessi e degli altri.
La sfida degli adulti non è solo quella di conoscere, informarsi e confrontarsi, ma anche e soprattutto quella di essere coerenti sul piano dei fatti con i propri pensieri.
Ad un adulto che ragionevolmente voglia essere di aiuto e rinforzo ai figli in fase di determinazione del Sé, è richiesta l’abilità di:
Quando le persone sviluppano la capacità di familiarizzare con idee non convenzionali e rendono il proprio pensiero flessibile, le interazioni reciproche sono molto diverse, sane e idonee allo sviluppo dell'identità individuale.
Secondo diversi autori, i primi anni d’infanzia pongono le basi nei piccoli per costruire le abilità relazionali, per comprendere e accettare il diverso da sé e ricercare un sistema di valori che li conduca alla definizione di sé, del prossimo, di ciò che può essere considerato giusto e cosa sbagliato.
Le idee pervasive sui ruoli e l'espressione di genere hanno un peso fondamentale nelle nostre vite.
Considerare la variabilità di preferenze, capacità, inclinazioni e caratteristiche di personalità ci indirizza verso nuove sfide – in primis nei riguardi delle nostre stesse rigidità di pensiero – e rinnovano l’impegno di ognuno verso un senso di inclusività reale, attivo e rispettoso delle bambine e dei bambini in crescita.
In conclusione, i genitori possono lavorare attivamente su questa possibilità ponendosi, nel concreto, alcune domande:
Come genitori e caregivers dobbiamo come sempre considerare, quindi, che una mentalità desiderata di inclusione, libertà da dogmi e stereotipi e di accettazione di sé e degli altri, si raggiunge affrontando direttamente gli unici elementi ostacolanti all’impresa: quelli che in primis soggiacciono in noi stessi.
Silvia Salese è una psicologa clinica ad indirizzo sistemico, un approccio orientato allo studio ed analisi dei molteplici fattori coinvolti in ogni fenomeno complesso, dall’essere umano alle organizzazione.
Lavora come consulente e docente, svolge attività di ricerca e coopera con enti e organizzazioni nazionali e con scuole di pensiero sistemico internazionali. Collabora attivamente per divulgare un approccio eco-sostenibile della vita grazie al sostegno dei più moderni scenari scientifici e delle più rilevanti scuole di pensiero contemporanee.
Specialista in salutogenesi e psicosomatica, svolge attività clinica per adulti, bambini e famiglie in provincia di Torino.
BIBLIOGRAFIA
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