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Come aiutare i bambini ad affrontare il cambiamento

Scritto da Silvia Salese | 04/11/22 9.00

“Quando inizia la scuola?”, “chi sarà seduto vicino a me in classe?”, “a che ora verrai a prendermi?” ,“posso portare il mio orsetto?”: tante sono le domande dei piccoli e tante le sollecitazioni dei genitori. 

La scuola è, di fatto, il primo passo di un bambino nel mondo ed il primo giorno è precisamente il momento che ne sancisce l’ingresso: il mondo “dei grandi”, dell’operosità, della conoscenza e delle sfide.

I bambini possono reagire in modo diverso alle novità: mentre un piccolo affronta una nuova situazione con interesse e curiosità, un altro potrebbe esitare o trovarla minacciosa.

Le percezioni e le strategie per affrontare il nuovo, spesso valutate come stressanti, sono influenzate, infatti, da diversi fattori:

  • Il temperamento dei bambini
  • La competenza sociale
  • Le caratteristiche della personalità
  • L’ambiente di vita
  • Il rapporto con i caregiver

Che siano fattori interni o esterni, le modalità di fronteggiamento del cambiamento si riflettono comunque nelle risposte fisiologiche dei bambini, dovute alla mobilitazione delle riserve di energia per un’attività che richiede attenzione e azione.

In linea generale, l’ingresso a scuola rappresenta la prima importante novità per i bambini al di fuori del nido domestico

 

 

Oltre a costrutti specifici legati a ciò che è stato loro raccontato riguardo allo studio e all’apprendimento, entrano qui in gioco le aspettative che i piccoli hanno nei riguardi di loro stessi, il desiderio di confermare le aspettative dei genitori e dei nonni, o il timore di non farcela.

Il rapporto con il nuovo che i genitori osservano con preoccupazione nei loro bambini è quello che genera l’inibizione comportamentale, ovvero uno stile di fronteggiamento che implica la tendenza a mostrare paura e una maggiore vigilanza in risposta a situazioni o persone non familiari.

Il protrarsi di questo comportamento viene ritenuto predittivo per l’emergere di resistenze alla vita sociale da grandi. In realtà, una moderata esternazione di inibizione è correlata ad alti livelli di attivazione cerebrale, a sua volta correlati al controllo cognitivo, all’attenzione e alla riflessione prima dell’azione.

Come ereditiamo da Paracelso, è “la dose a fare il veleno”. 

Non si tratta, dunque, di evitare a tutti i costi l’agitazione legata al cambiamento nei bambini; piuttosto il segreto per la sua corretta gestione sembra essere innanzitutto riconoscerla, darle una narrazione condivisibile e soprattutto, come vedremo più avanti, degli strumenti per la sua gestione ed elaborazione.

L’adattamento completo alla scuola è un processo impegnativo e non si verifica immediatamente, ma richiede molti anni. 

In questo periodo, la presenza di stati d’ansia non deve essere interpretata come cattivo adattamento, così come non necessariamente è “sano” il bambino che ubbidisce sempre o appare sempre felice: al contrario, spesso sono questi comportamenti a dover essere tenuti sotto controllo, poiché possono essere sintomi di falsi adattamenti e comportamenti compiacenti tipici di una costruzione falsa del proprio Sé.

 

 

 

Supereroi, super fratelli e istruzioni di volo

È così terribile fallire? Di certo non è semplice essere imperfetti e sentirsi soverchiati dalla paura quando tutti ti rassicurano: “sarà bellissimo!” e si aspettano qualcosa di eccezionale: “mi raccomando, rendi fieri i tuoi genitori!”.

Se per un attimo ci fermiamo ad immaginare cosa accade ad un bambino nel momento di passare da una situazione nota e rassicurante ad una situazione non nota e inquietante, non possiamo che accorgerci della dissonanza interna tra il voler dimostrare il proprio valore e il timore di fallire.

I supereroi sono spesso amati da piccoli e grandi proprio per i loro background di fallimenti, o quanto meno per le loro debolezze tipicamente umane e la loro capacità di trascenderle o trasformarle.

Tra le cause del loro successo c’è indubbiamente l’offerta della possibilità di identificarsi con la persona che si è, e con quella che si vorrebbe diventare da grandi.

Quello di essere una persona di successo è, infatti, un desiderio comune a quasi tutta l’umanità. Specie ai bambini e ai ragazzi, piace guardare gli eroi e partecipare da spettatori alle loro avventure proprio perché questi diventano motivo di ispirazione ed emulazione per le loro vite. 

Nel pieno dell’età evolutiva, i supereroi svolgono, infatti, un ruolo determinante per la crescita: è proprio durante questa fase che si costruisce l’identità del piccolo, e questo giustifica la tendenza che il bambino e la bambina hanno di legarsi, in maniera quasi viscerale, ai loro supereroi preferiti.

 

 

Da qui deriva il fatto che i bambini tendono a vedere nei supereroi e nei personaggi dei cartoons una sorta di modello a cui ispirarsi per definire il proprio comportamento.

Nel personaggio si ritrovano, infatti, delle caratteristiche desiderabili, come la forza, il coraggio e i buoni principi, ed è per questo che la tendenza sarà quella di emularli.

L’immagine del supereroe viene, inoltre, in aiuto nei momenti di difficoltà, quasi come una forza che spinge ad esorcizzare una debolezza e ad acquisire nuove energie. Può anche diventare una fuga, qualora l’identificazione non trovi sfocio nella vita reale.

Le figure più vicine al mondo del futuro sono tipicamente i fratelli (per i maschi) e le sorelle (per le femmine) più grandi. I fratelli maggiori, infatti, svolgono da sempre un ruolo importante nello sviluppo relazionale e individuale durante l’età dello sviluppo.

Al centro di questo ruolo e dei meccanismi di influenza tra fratelli risiede l’idea che i fratelli maggiori forniscano un quadro di riferimento costante e significativo per il confronto sociale, rappresentando il modello filiare - e quindi simile a sé stessi - più maturo, che illustra dimensioni e azioni per crescere.

 

 

L’influenza dei fratelli maggiori avviene principalmente attraverso il modello di ruolo e il rinforzo attivo positivo.

 

Il modello di ruolo

Il modello di ruolo è una persona il cui comportamento, esempio o successo, è o può essere emulato da altri, specialmente dai più giovani

Le teorie dell’apprendimento sociale sostengono che gli individui sono attratti da modelli di ruolo similari per caratteristiche di personalità, genere o status, che possono aiutarli a svilupparsi ulteriormente apprendendo nuovi compiti e abilità. 

Si presume infatti che, in generale, le persone imparino in un contesto sociale attraverso l’osservazione degli altri con cui possono identificarsi e che ottengono risultati positivi in un’area in cui anche loro stessi desiderano essere coinvolti o in cui vogliono eccellere, imparando dall’esempio o per imitazione.

L’importanza del rapporto con i fratelli e le sorelle più grandi risiede in tre funzioni interconnesse:

Un modello di ruolo familiare, per svolgere una funzione attiva e positiva in famiglia, deve naturalmente essere anche attrattivo, ovvero avere delle caratteristiche desiderabili. 

I fratelli maggiori rappresentano per questo un campo vasto di possibilità: non troppo vicini, come immagine, ai genitori e al mondo delle richieste e delle attese, ma nemmeno troppo lontani per poter essere osservati, compresi ed imitati. 

 

 

Il rinforzo attivo positivo

Il rinforzo attivo è ciò che porterà il bambino a continuare ad adottare una determinata condotta o che farà in modo che la presenti più spesso, e può essere dato in modo positivo o negativo.

Il rinforzo positivo è uno stimolo che viene manifestato in modo costruttivo affinché un determinato comportamento si mantenga o si rinforzi. Ad esempio, se ci complimentiamo quando il bambino affronta una paura o ha avuto un buon risultato a scuola ci saranno maggiori possibilità che questo si ripeta. 

Alcuni elementi che si utilizzano come rinforzi positivi sono gli elogi, gli abbracci e le carezze, i premi in giocattoli o l’organizzazione di escursioni e gite desiderate. 

Nel rinforzo negativo, invece, l’elemento rinforzante (ciò che porta ad un incremento del comportamento) è un elemento negativo che viene sottratto o evitato. Per esempio, se una bambina che non vuole andare a scuola scopre che lamentando continui mal di pancia o mal di testa viene tenuta a casa dai genitori, riproporrà sempre più spesso la lamentela. 

Gli stimoli spiacevoli che si utilizzano come rinforzi negativi sono le critiche negative, le punizioni e i rimproveri. 

 

 

Ecco allora che il ruolo della famiglia, attraverso il modello e il rinforzo, diventa a tutti gli effetti il carburante per diventare gradi, immaginare, elaborare emozioni e vissuti e affrontare le inevitabili difficoltà connesse alla crescita e al cambiamento. 

 

 

Tornare al nido: la cameretta come ritorno e sviluppo di sé

La vostra casa è il vostro corpo ingrandito. Essa cresce nel sole e dorme nella quiete della notte; né è priva di sogni. Non sogna forse la vostra casa?” K. Gibran, 1923.

Quando si osservano i bambini nelle loro multiformi espressioni si dovrebbe partire dall’ipotesi che, qualunque sia il loro comportamento, esso ha sempre una giustificazione logica, e se noi adulti non la comprendiamo, è solo perché il nostro adultocentrismo ci impedisce di entrare in profondità della logica infantile.

I bambini svolgono con grande competenza il loro “mestiere” di bambini, che consiste fondamentalmente nell’assorbimento di un numero incredibile di stimoli e nella loro composizione complessa e coerente in modo che dia forma ad un’immagine di sé e del mondo.

 

 

Tra i più importanti mezzi di apprendimento e crescita c’è la casa come luogo fisico, il rifugio e luogo di scambio, di racconto e di nuove acquisizioni ancora.

L’abitazione, e ancora più concretamente per i bambini la propria camera, non è riconducibile alle sole “quattro mura”: la propria stanza, luogo di giochi, fantasia e doveri scolastici, interessa in primo luogo i processi di significato e di attribuzione simbolica, spesso inconsapevoli, ma non per questo ininfluenti.

Vivere la propria stanza si inserisce all’interno di un progetto di crescita che inizia con la progettazione dello spazio e la sua realizzazione. Tanto per un adulto quanto per un bambino, le dimensioni dell’abitare sono fondamentalmente tre

  1. La dimensione simbolica, ovvero la stanza come contenitore e contenuto dei significati che diamo ai movimenti interni ed esterni a noi.
    La cameretta è il luogo sicuro in cui i bambini si ritrovano insieme agli oggetti, ai colori e alle luci che diventano lo specchio dell’espressione di sé.
    Dopo i momenti passati ad apprendere e ad esplorare, ecco che il ritrovarsi nel proprio luogo domestico diventa un modo per fissare i diversi vissuti, renderli propri, inserirli nel bagaglio delle risorse personali utili per sviluppare la propria personalità e raggiungere una certa stabilità adattiva.
  2. La dimensione della memoria, in quanto lo spazio del bambino lo riporta alla memoria biografica di sé stesso, con i suoi ricordi di giochi ed esperienze insieme alle emozioni che li accompagnano.
    La memoria di sé significa percorso, traccia temporale, frammenti di identità in grado di costruire e ricostruire la nostra storia personale.
  3. La dimensione identitaria, ovvero la casa e il proprio spazio personale come espressione di sé, vetrina di ciò che il bambino vuole diventare e condividere con gli altri da un punto di vista sociale.

Abitare è dunque esserci: essere con le cose che ci circondano, con le relazioni del nostro quotidiano, in un percorso narrativo intimo e desideroso di esprimersi.

Ecco allora che la cameretta diventa di fatto il posto che riesce a dare un senso a ciò che il mondo che circonda il bambino offre in termini di risorse e di sfide

L’arredamento possiede un’intrinseca capacità narrante, che come tale non intercetta solo il vissuto, ma anche il desiderio di chi lo abita: gli arredi, di fatto, rappresentano uno spazio della vita psicologica che emerge come risultato dell’incontro tra individuo e ambiente, come se le azioni, le reazioni, i vissuti, i ricordi e le esperienze siano il risultato finale di questo incontro. 

Se la funzione abitativa intercetta i significati e le componenti simboliche dell’abitare, il bisogno abitativo risponde alla necessità del rifugio, dell’accoglienza, del ritiro e della privacy che di fatto abbracciano bisogni primari come quelli di protezione dai pericoli, fino ai bisogni più profondi come la progettazione, la comprensione e la realizzazione. 

Non a caso in psicodiagnostica nell’ambito della psicologia dello sviluppo, si usa il disegno della casa: è proprio la casa il luogo in cui si struttura la personalità del bambino e prendono forma le sue caratteristiche, vissuti e il senso di appartenenza

Le caratteristiche della camera delle giovani menti in crescita è dunque fonte di sviluppo identitario e di abilità, riflesso ed espressione di sé. 

 

 

 

Affrontare il cambiamento: cosa devono sapere i genitori

Come messo in luce dagli studi e dalle riflessioni precedenti, il primo giorno di scuola – e più in generale gli eventi che segnano i passaggi più importanti per i bambini – non sono da considerarsi degli eventi a sé ma, al contempo, l’avvio e il risultato di complesse dinamiche interiori e relazionali che vanno considerate per ottenere un quadro completo del vissuto dei bambini.

Affrontare certi passaggi potrebbe non essere semplice nemmeno per i genitori, sovente scissi tra la gioia di un momento che sancisce la crescita del figlio, e la preoccupazione relativa al suo vissuto. 

Ecco allora alcuni consigli per affrontare al meglio il primo giorno di scuola insieme ai propri bambini, così come ogni evento importante direzionato allo sviluppo e all’autonomia:

 

1. Coinvolgere

Può essere molto utile per i bambini essere incentivati alla preparazione di ciò che servirà per il grande evento: acquistare insieme il materiale, scegliere i vestiti, progettare insieme i diversi passaggi necessari per l’ingresso a scuola. 

Essere coinvolti aumenta il senso di efficacia personale e mitiga le paure, incrementando di fatto il senso di gestibilità della situazione. 

 

 

2. Raccontare 

Nel periodo precedente l’ingresso a scuola si può cercare di aiutare i piccoli a immaginare cosa aspettarsi attraverso il racconto

Leggere libri e racconti sull’argomento, dove il tema della paura non sia negato ma affrontato in modo sdrammatizzante, e dove emerge la gioia e l’eccitazione per il nuovo evento. 

Anche raccontare il proprio primo giorno di scuola può essere interessante, ricordare le proprie esperienze e stati d’animo, dando loro una cornice narrativa funzionale e costruttiva. 

 

 

3. Preparare

Rivestirà un’importanza fondamentale preparare il luogo fisico dove avverrà la nuova routine della piccola o del piccolo a casa: la cameretta

Progettare con cura la posizione della scrivania, le luci, gli arredi e gli accessori in genere; fare in modo che ci siano degli spazi armonici dedicati, come cassetti, piani d’appoggio, portapenne, aiuterà i bambini a predisporsi mentalmente verso le nuove attività. 

I colori rivestiranno un’importanza fondamentale, come approfondiremo nei prossimi articoli, in quanto veicolo ed espressione identitaria ma anche mezzo di comunicazione e stimolo per la sfera emotiva e cognitiva. 

 

 

4. Aspettare e contare

Progettare attività di conto alla rovescia può aiutare i bambini a emozionarsi per l’evento in arrivo

Ad esempio, si può creare una catenella di carta che unisce due mobili o oggetti importanti per il bambino, aggiungendo un anello ogni giorno e cercando di arrivare ad unire i due elementi simbolici nella data che corrisponde al primo giorno di scuola. Oppure costruire un calendario con le finestrelle, da aprire una alla volta ogni giorno, e scoprire cosa questa svelerà. 

 

 

5. Facilitare

È utile fin dal periodo precedente l’ingresso a scuola programmare l’alzata mattutina e l’ora di coricarsi, in modo tale che questo faciliti la reazione alla sveglia e assicuri il giusto tempo di riposo. 

Evitare di farli giocare ai videogiochi prima di andare a dormire assicurerà un sonno migliore, considerando che quando i bambini sono riposati affrontano la giornata con maggiore agio, rilassatezza e calma. 

Utile anche programmare il doposcuola, in modo tale che possano acquisire un maggior senso di certezza per compensare le incognite cui vanno incontro. 

 

 

6. Incontrare

Quando possibile, è utile visitare la futura scuola e incontrare gli insegnanti prima dell’avvio dell’anno scolastico. 

Sapere cosa attendersi, avere più o meno un’idea degli spazi e delle persone, è funzionale alla costruzione dentro di sé di immagini e scenari, che quando ritrovati e ripercorsi con la mente concorrono a diventare progressivamente più familiari e desiderati. 

Un ultimo ma necessario passaggio per i genitori è vivere con la maggiore serenità possibile questo importante momento con i propri bambini

Il cambiamento è connaturato alla vita stessa, e vederlo accogliere con gioia e vivacità dagli occhi dei propri genitori, sarà la migliore garanzia di andare incontro ad un mondo florido, generoso e intrigante.

 

 

 

Silvia Salese è una psicologa clinica ad indirizzo sistemico, un approccio orientato allo studio ed analisi dei molteplici fattori coinvolti in ogni fenomeno complesso, dall’essere umano alle organizzazione.

Lavora come consulente e docente, svolge attività di ricerca e coopera con enti e organizzazioni nazionali e con scuole di pensiero sistemico internazionali. Collabora attivamente per divulgare un approccio eco-sostenibile della vita grazie al sostegno dei più moderni scenari scientifici e delle più rilevanti scuole di pensiero contemporanee.

Specialista in salutogenesi e psicosomatica, svolge attività clinica per adulti, bambini e famiglie in provincia di Torino.

 

 

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